L'alluvione

Sfondo sul piazzale Michelangelo.

I cinque sono in piedi alla ringhiera che guardano l'arno e la citta' distrutta, solo il Sassaroli, di spalle, osserva il piazzale.

Mascetti:

Tio madonna che squallore! Sembra Venezia.

Necchi:

Che tragedia ragazzi, quest'alluvione ci ha alluvionati anche dentro (tenendosi il cappello con la destra per non farlo volare per il vento)

Sassaroli:

Ora non esageriamo

Perozzi:

A me mi ha portato via tutto, amante moglie e figlio

Melandri:

A me mi ha spazzato via anche la fede, oltre a un trumoncino e due arazzi per una ventina di milioni (facendo il due con le dita)

Necchi:

E perche' non avete visto il mi barre: quattro pesci ci ho trovato: tre lasche e un luccio nella macchina del caffè'

Mascetti:

E io?

Ho perso il castello con tre materassi di crine, una tavola, due sedie, tre paia di scarpe, due da omo e uno da donna, e tutti i palleto': due! Il resto mi si e' tutto ritirato (apre il palleto' e si guarda i pantaloni accorciati e le scarpe da ginnastica)

Sassaroli:

Ragazzi, io mi sento a disagio! Non e' mica colpa mia se sono un luminare, un barone della medicina, con il superattico e la clinica in collina (pausa)

Io l'ho tirato in tasca all'alluvione e a tutti voi!

Che devo fare, me ne vado?

Melandri:

No ragazzi dobbiamo restare tutti insieme, compatti! (Stringendo i pugni)

Perozzi:

Io ve lo dico, sono in un momentaccio, ma se si affronta tutti insieme lo superero'

Mascetti:

Giusto

Ma che si fa oggi?

Perozzi!

Lo sci d'acqua!

Ridono tutti e si avviano alla macchina

Melandri:

Andiamo, e' quello che ci vuole